In questi giorni si discute molto del nuovo decreto scuola abbozzato dal Ministro della Pubblica Istruzione, dott.ssa Azzolina.

Da psicopedagogista e nello stesso tempo da mamma di una bambina che frequenta la Scuola dell’Infanzia mi trovo a pensare, leggendo la bozza che il Ministro ha scritto, che si sia dimenticato di alcune categorie di studenti e gradi scolastici.

Bambini e ragazzi con disabilità e bisogni educativi speciali.

Prima di tutto da professionista del settore mi viene da pensare a questi studenti inseriti nelle categorie DVA e BES presenti nelle scuole italiane. Nella bozza c’è l’ipotetica idea di riprendere le scuole a settembre con modalità a distanza ma forse, il Ministro, non ha ben chiaro che questa modalità per gli alunni citati sopra non è praticabile. Pensare ad un bambino autistico o con ritardo cognitivo davanti ad un pc è impossibile, gli insegnanti di sostegno scarseggiano così come gli educatori e non è possibile attuare nessuna didattica a distanza da casa con loro: troppo complessa, davanti ad uno schermo senza relazione, con troppe distrazioni e una disabilità a volte grave da gestire da parte del genitore e di chi gli sta accanto. Stesso discorso per la proposta di far frequentare con mascherine e tenendo le apposite distanze di sicurezza. Un bambino con disabilità psichica o cognitiva non tiene una mascherina per 8 ore al giorno. Per lui è una costrizione senza motivazione, un fastidio e la strapperebbe sia su di lui che sugli insegnanti ponendo entrambi anche in una situazione di pericolo. Per il mantenimento della distanza di sicurezza uguale discorso; un bambino con una disabilità importante non può restare a distanza di sicurezza. Pensiamo anche ai disabili motori, come si fa a spingere la carrozzina? Pensiamo ad un disabile psichico, come lo si contiene in caso di crisi oppure nel momento della manifestazione di quello che noi clinici chiamiamo “comportamento problema”?

A questo punto mi chiedo cosa pensa di fare il Ministro? Inviare a casa educatori e insegnanti di sostegno?

La didattica per tutti i bambini e i ragazzi che a settembre cambieranno il grado scolastico.

Un altro punto sulla didattica che mi sento di sollevare è per tutti i bambini e ragazzi che cambieranno a settembre il grado scolastico. Penso soprattutto ai bambini in entrata alla primaria. Una didattica a distanza di poche ore al giorno (se va bene… in questo momento la didattica alla scuola primaria si svolge 2/3 volte a settimana, 1 ora alla volta e poi valanghe di compiti via whatsapp alle famiglie), svolta davanti ad un pc o un tablet, con bambini di 6 anni che si devono abituare al mondo, al ritmo e alle richieste della scuola primaria, dove nel primo anno viene insegnato a leggere, scrivere e contare, come pensa il Ministro di rispondere a questo problema dato dagli obiettivi didattici ministeriali per la prima classe di scuola primaria? Inoltre, tutta la parte di accoglienza, conoscenza e fiducia che si deve istaurare tra i bambini e i loro insegnanti andrebbe persa. Dovrebbe il genitore sostituirsi ai docenti nell’ insegnamento dei prerequisiti, della lettura, scrittura e della matematica? Io stessa, avendo di mio le basi pedagogiche, non me la sentirei, pensiamo a tutti i genitori magari anche stranieri che non conoscono la lingua o che, semplicemente, lavorando non si possono occupare anche della parte didattica del bambino.

Fascia d’età 0-6 anni

Gli asili nido sono servizi educativi che fanno riferimento ai comuni di appartenenza ( i quali comunque dovrebbero emanare delle ordinanze) ma la Scuola dell’Infanzia è di competenza ministeriale seppur non dell’obbligo. Non riesco ad immaginare bambini ed insegnanti nei primi giorni di inserimento se la didattica dovesse riprendere. Il periodo di inserimento, delicatissimo e di fondamentale importanza sia per i bambini che per le famiglie, come potrebbe svolgersi se bisogna tenere le distanze di sicurezza e le mascherine? Pensa che delle educatrici mentre un bambino piange nel momento del distacco del genitore possano rispondere al bambino “Tesoro, mi dispiace, ma non posso prenderti in braccio o consolarti da vicino perché devo mantenere la distanza di sicurezza?”. Follia oltre ad un grave danno psicologico.

Le mascherine. Anche questo lo trovo impossibile, bambini così piccoli non le terrebbero su nemmeno cinque minuti. Le strapperebbero, le romperebbero e cosa facciamo? Pensa di fornire alle scuole migliaia e migliaia di mascherine? A questo punto il lavoro delle insegnanti della Scuola dell’Infanzia si ridurrebbe a rincorrere i bambini cercando di rimettergliele.

In ultimo la didattica a distanza per questo grado scolastico, e qui parlo sia da professionista che da mamma. Ho una bimba di quasi 4 anni che frequenta il primo anno in una Scuola dell’Infanzia paritaria di Milano. La sua insegnante è sparita dalla fine di febbraio e ha inviato in tutto questo tempo solamente due miseri video. Ho chiesto spiegazioni alla coordinatrice di questo comportamento e mi è stato risposto da quest’ultima che la Scuola dell’Infanzia non essendo scuola dell’obbligo non ha quindi l’obbligo di predisporre la didattica a distanza. E’ vero che un bambino così piccolo non resterebbe davanti al pc per troppo tempo ma pensare a delle attività o leggere una storia, fare un gioco anche da lontano si può fare eppure diverse scuole si nascondono dietro al fatto del grado scolastico non obbligatorio. Torniamo ancora ai bambini dell’ultimo anno: tutto il lavoro sui prerequisiti per la primaria viene perso. Ancora, gli obiettivi fondamentali della Scuola dell’Infanzia sono legati alla socializzazione e all’acquisizione delle autonomie, anche questi, senza una riapertura delle scuole andrebbero persi del tutto.

Penso quindi che una riflessione su queste tematiche a questo punto sia d’obbligo e non basti pensare a come consegnare computer e connessioni per gli studenti dei gradi più alti che non possono permettersi l’acquisto dei dispositivi elettronici e della connessione ad Internet. I problemi sono tanti ma purtroppo nessuno mai pensa agli studenti con disabilità e alla fascia di età più piccola, studenti che risentono ancora di più di questa situazione di emergenza non avendo alcun punto nel decreto in bozza che parli di loro.

Dott.ssa Erika Consonni

Psicopedagogista e mamma

Riflessioni pedagogiche ed educative sull’ultimo decreto scuola Ministro Azzolina
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